ABBEY
ROAD STUDIOS LONDON |
28 e 29 Gennaio
2005
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Aeroporto di Treviso, 28 Gennaio, volo Ryanair, 9.50 del mattino, freddocane. |
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Stansted
Express, verso Liverpool St. Strana coincidenza... |
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Paddington, Sawyers Arm, il nostro primo pub, il nostro primo fish and chips, le nostre prime, di una lunga serie, pinte di Guinness. |
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Underground Paddington: Bakerloo Line, > Baker St. > Jubilee Line > St. John's Wood. |
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Eccoci. |
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Le ultra-arci-extra-mega-giga-superfamose
strisce pedonali di Abbey Road. Gli Studi sono in quella palazzina bianca coi comignoli in mattoni stile Mary Poppins. |
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La scala che dalla "control room" porta giù allo Studio 2. |
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Lo Studio 2. |
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A sinistra uno Steinway & Sons gran coda, a destra idem ma verticale, quello di Lady Madonna, Ob La Dì - Ob La Da, Martha my dear, ecc, ecc. di qua e di là due Hammond, anch'essi usati dai Beatles. |
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Rolando Giambelli strimpella Lady Madonna. |
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Preparativi: c'era anche Goldrock |
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Prime prove dei suoni. |
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Prime rullate. |
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Davide accorda la Rickenbacker. |
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...ehi... tecnico... lassù... |
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La control room, il nostro tecnico al mixer, Alex Scannell. |
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...qui si era già rotta la corda del basso e possiamo vedere il nostro alle prese con un molto più consono Höfner. |
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Nella control room, mentre stiamo ascoltando la nostra produzione... soddisfatti. |
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Al bar degli Studi. Sogno o son desto? |
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Un corridoio, con vecchie apparecchiature dismesse e tante foto di famosi personaggi che hanno frequentato il posto. La luce rossa indica che nello Studio 2 si sta registrando. |
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No, le inglesine non erano lì per noi, qua davanti a loro c'è semplicemente un bagno. |
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Lo Studio 1, enorme. |
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Eravamo proprio lì. |
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Come loro... |
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Il muretto esterno agli Studios. |
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Proprio una bella avventura. |
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L'ultimo pub, poco prima
di ripartire per l'Italia. Cheers.
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R A S S E G N A S T A M P A |
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Band
pordenonese incide a Londra nello studio dei Beatles PORDENONE. Il grande giorno è arrivato. Oggi, il gruppo pordenonese Nazario e i Sauri inciderà il suo primo cd niente meno che negli studi di Abbey road, a Londra (e potrebbe esserci Paul McCartney come supervisore!). 29 gennaio 2005 |
DA PORDENONE A LONDRA Missione compiuta! I cinque componenti del quintetto pordenonese Nazario e i Sauri hanno realizzato quello che poteva apparire un sogno: incidere negli studi di registrazione londinesi di Abbey road (gli stessi dei Beatles) assieme ad altre 21 formazioni condotte in Inghilterra dal club dei Beatlesiani d’Italia. Ne nascerà una compilation tributo ai Beatles (ovviamente) i cui proventi saranno devoluti all’Unicef. Tutto è avvenuto nel fine settimana (partenza venerdì e rientro sabato sera): due giorni per respirare l’aria della swinging London, incidere le canzoni e tornare coi piedi per terra. 1 febbraio 2005 |
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NAZARIO
E I SAURI NELLA "FOSSA" DEI BEATLES La band pordenonese "Nazario e i Sauri" è volata ieri a Londra per incidere un Cd. Sono scesi dalla metropolitana "Jubilee" alla stazione di St. John's Wood, per entrare al civico 3, dove fin dal 1931 hanno sede gli studi di Abbey Road, luogo feticcio perché i quattro Beatles vi hanno inciso le loro canzoni. Grazie a Rolando Giambelli, presidente dei "Beatlesiani d'Italia Associati", una ventina tra le migliori beatle-band italiane saranno chiamate a incidere un brano che sarà inserito in un Cd prodotto per celebrare il quarantennale dell'unico tour italiano dei Beatles, nel 1965. Il materiale registrato a Londra sarà poi mixato negli studi milanesi Officine Meccaniche Music di Mauro Pagani. Il Cd sarà quindi promosso con concerti nelle città di Milano, Genova e Roma, le stesse toccate dal tour dei "Fab Four" e parte degli utili ricavati dalla vendita del Cd saranno devoluti a fini umanitari. Il Nord-Est sarà presente con la "Magical Mistery Orchestra" di Mestre, gli "Oldies" di Padova, "The Covers" di Belluno che, tra i gruppi invitati, risulta la band con l'età media più giovane e i "Nazario e i Sauri" di Pordenone, ovvero Roberto Giovetti chitarra e voce, Nerio Bergesio basso e voce, Daniele Bergesio chitarra solista, Davide Galassi chitarra ritmica e Ernesto Bortolin batteria, i quali avranno oggi un'ora a disposizione per la registrazione live. In serata, saranno già di ritorno. Ma non è detto... Sembra infatti che negli studi di Abbey Road i nostri abbiano la possibilità di incontrare Paul McCartney, anch'egli impegnato in una registrazione. In quel caso bisogna vedere se sapranno reggere all'emozione... 29 gennaio 2005 |
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«Londra
è sempre viva e affascinante, così come la sua tradizionale
pioggerellina sulle case di mattoni e sui palazzi avveniristici».
Inizia così il resoconto della due giorni londinese vissuta da Roberto
Giovetti, voce e chitarra della band pordenonese "Nazario e i
Sauri", specializzata nel suonare pezzi dei Beatles, volata oltre
Manica per incidere una delle loro cover sugli "Scarafaggi",
che farà parte del Cd tutto italiano prodotto appositamente per
celebrare il quarantennale dell'unico tour dei "Fab Four"
nella nostra Penisola, tenutosi nel 1965. Il soggiorno inglese del gruppo pordenonese era iniziato con il classico giro della città a bordo del "double decker" (il bus rosso a due piani) della linea 15. «È quello che ti fa attraversare la Londra più conosciuta - spiega Doctor Robert - Piccadilly, Trafalgar Square, la Torre». La sera, nell'intimità della stanza d'albergo, i Sauri hanno provato e riprovato i brani per non presentarsi impreparati alla sala d'incisione. Il giorno dopo, la band si è alzata in preda all'emozione. All'arrivo al civico 3 di Abbey Road (dove hanno sede i monumentali studi di registrazione della casa discografica Emi, calcati dai mostri sacri del rock) i Sauri si sono trovati soli. «Eravamo i primi - racconta Doc - siamo entrati nel vasto Studio 2 in punta di piedi (può accogliere fino a 55 musicisti, ndr) e ci siamo guardati attorno attoniti. Poi, grazie alla gentile disponibilità dei tecnici del suono, ci siamo sistemati ognuno alla propria postazione, separati gli uni dagli altri da pannelli, con cuffie e strumenti. Quindici minuti per sistemare il volume audio e, alle 10.15 si è accesa la luce rossa. Via, si parte!».Seguendo docilmente le indicazioni provenienti dal banco di missaggio, Nazario e i Sauri hanno dapprima registrato "One after 909" (un brano rock and roll di Lennon - McCartney) e poi "Old brown shoe" (pezzo ritmicamente sostenuto di George Harrison). «Alle 11 abbiamo terminato la session e ceduto il posto al gruppo che seguiva, ma non siamo usciti dagli studios. L'ambiente è così cordiale - annota Roberto - abbiamo così girato i corridoi ammirando vecchi registratori cimelio, scambiato opinioni con musicisti che stavano registrando la soundtrack per un film di Ridley Scott e adocchiato un pianoforte: era appartenuto a John Lennon, l'ho riconosciuto dalle sonorità». Il "tour" dei Sauri non poteva concludersi senza qualche foto ricordo. «Nonostante piovesse, ci siamo precipitati al limitrofo e celeberrimo attraversamento pedonale già calcato dai nostri beniamini per la copertina dell'lp "Abbey Road", e ci siamo fatti riprendere sul crosswalk, mentre i pazienti automobilisti londinesi (a conoscenza del rito anche attraverso apposita segnaletica, ndr) attendevano la fine degli scatti». Un'ultima curiosità, Doc, perché vi chiamate Nazario e i Sauri? «Quando dieci anni fa si concluse l'esperienza come "Small Beer", per la nostra rinascita musicale un amico burlone ci dette questo nome. Era l'epoca di Jurassic Park, e c'è stato un illustre patriota che si chiamava Nazario Sauro. Un gioco di parole, quindi». Dario Furlan, 5 febbraio 2005 |
Il
29 gennaio, per alcuni fan- suonatori-coverband dei Beatles si è
avverato un sogno. Ebbene si, sono voltati fino a Londra e hanno suonato
proprio negli studi di Abbey Road, quelli veri! Tutti ciò grazie a Rolando Giambelli (presidente dei "Beatlesiani d'Italia Associati") che, per celebrare il quarantennale dell'unico tour italiano dei Beatles, nel 1965 ha chiamato una ventina tra le migliori beatle-band italiane a incidere un brano a Londra. Il materiale registrato sarà poi mixato negli studi milanesi Officine Meccaniche Music di Mauro Pagani. Il Cd sarà quindi promosso con concerti nelle città di Milano, Genova e Roma, le stesse toccate dal tour dei "Fab Four" e parte degli utili ricavati dalla vendita saranno devoluti a fini umanitari. Tra queste 23 band c’erano anche Nazario e i Sauri, gruppo pordenonese composto da Roberto Giovetti chitarra e voce, Nerio Bergesio basso e voce, Daniele Bergesio chitarra solista e voce, Davide Galassi chitarra ritmica e voce ed Ernesto Bortolin batteria. Il nostro amico Daniele ci ha voluto raccontare quest’avventura da pizzicotto: L’ultima cosa che mai avrei pensato mi riservasse la vita è che avrei aspettato con terrore all’aeroporto di Stansted l’arrivo sul rullo dei bagagli della mia chitarra. Beh, se ero teso e stupito per questo, figuratevi come stavo all’idea di dover/poter suonare il giorno dopo allo Studio 2 di Abbey Road: praticamente a Beatleland. Siamo arrivati con voli diversi e ci siamo ritrovati di fronte a questo benedetto rullo dei bagagli, i cinque Nazari più i quattro Covers, vecchi amici di Belluno anche loro coinvolti nell’avventura, più amici & parenti. Facce stupite, sorrisi a sessantaquattro denti, pacche sulle spalle e battutacce fuori tempo ci hanno portato fino a Londra, accompagnati da un trenino che ci rotolava il paesaggio fuori dai finestrini. Niente regina con cappellino ad aspettarci, e nemmeno Carlo ‘coppadinghilterra’ o principini perawilliam vestiti da nazisti, ma solo il consueto delirio di gente, dalle ragazzine in mutande ai venditori pakistani. L’”hotel” (virgolette d’obbligo) era il classico albergo inglese un po’ lercio, ma se vuoi spendere cifre umane – un euro uguale una sterlina, per capirci… - tocca adattarsi. E noi galleggiavamo, quindi figurarsi se guardavamo il capello, anzi i capelli e tutto il resto! Del venerdì ricordo tanti interni di negozi e piani alti di autobus, perché la pioggia condita dalla nostra scarsa furbizia (perché portare ombrelli a Londra, dico io!) non ci ha agevolato. Ma per chi resiste a Romero e Carpenter abbiamo un filmatino di Nazario e i Sauri unplugged in pigiama che provano in tre metri quadri di camera alle undici di sera… Chiedete e non risponderemo, almeno la dignità lasciatecela! E poi arriva sabato. Colazione abbondante, chi all’inglese chi umanamente delicatamente mattutina. Prima metro. Cambio. Seconda metro. Una fermata. Tutti fuori, che sono due passi. Terza a sinistra, gira l’angolo. Leggi il cartello. Abbey Road. Allora è vero… Attraversiamo le strisce (‘quelle’ strisce) e ci troviamo di fronte a una bifamiliare o poco più; cortile, disimpegno, ingresso, usciere, ‘prego, accomodatevi’. Sono le nove e dieci, siamo i primi della mattina, e intanto che aspettiamo i tecnici e Rolando Giambelli, ci fanno scendere. Ed è Studio Due. E’ un contrasto incredibile: anche la polvere suda storia, ma ce n’è un po’ troppa… un disordine imbarazzante, roba quasi accatastata… e al centro di questo open space (open space??? Già, giusto un paio di separé minimi) enorme – o almeno sembra tale – troneggiano due pianoforti Steinway, un gran coda e un verticale. “Sono loro”, ci assicura Giambelli entrando: Lady Madonna e Martha My Dear sono passate di qua. Brividi. Qualcuno li bacia, altri più castamente li fotografano. E poi opplà, si materializza il tecnico: collegate tutto, suona i tom, prova il basso, ok, partite. Davvero? Davvero. E allora via a capofitto nelle nostre due canzoni, perché chi ci conosce sa che non siamo professionisti, ci divertiamo e ruggiamo la nostra voglia e i nostri scarafaggi senza peli sulla lingua: One After 909 e Old Brown Shoe, peschiamo nel torbido ma ci divertiamo come pazzi. Il risultato suona come se avessero affidato i due quarantacinque giri a Jagger e co., ma quasi quasi ne andiamo fieri. Dopo una ventina di minuti canta con noi un ospite per l’occasione, beatlesiano come pochi altri, e a quarantacinque accade il disastro: salta il la del basso. Ma l’anima di John veglia, ed ecco comparire un Hofner ultraclassico con cui concludere la nostra session. E l’ultima versione di Old Brown Shoe probabilmente sarà Lei… anche se il valore affettivo di quella dopo il novecentonove (che i nostri Quattro registrarono il nostro stesso giorno nello stesso studio trentasei anni prima!...) potrebbe avere la meglio. E poi… poi ci sono le foto, gli altri che abbiamo ascoltato, quelli che abbiamo mancato, altra gente che stava incidendo lì, la strada, il cortile, le strisce, la metro, il pranzo, Westminster, il trenino per Stansted, il paesaggio che rotola al contrario… E non sono bastati un esercito di neozelandesi ubriachi per la loro festa nazionale, a svegliarci. Non basteranno. Qualunque cosa succederà di queste registrazioni, di questo CD, di tutto il “poi”, quello che rimarrà sarà una sensazione di storia vissuta addosso che difficilmente scomparirà. Altro che il demente dietro Frajese con i preservativi, altro che gli strikers che corrono nudi al Santiago Bernabeu: noi eravamo a Abbey Road, man!'.” Ho voluto lasciare il suo racconto così me lo aveva mandato, senza interruzioni o tagli per non togliergli l’incanto di chi cerca di catturare con le parole delle emozioni che non sembrano ancora essere pienamente vissute. B. |
www.corriere.it, rubrica Italians di Beppe Severgnini, 22 febbraio 2005 |
è uscito il disco! un doppio CD che merita l'ascolto. |
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per acquistarlo http://www.beatlesiani.com e i ricavi vanno all'Unicef |
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